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ARCHEOLOGIA Nuove scoperte nell�importante sito del Grottone di Manaccora dimostrano che l�area settentrionale del promontorio fu, nel II millennio a. C., un crocevia di popoli e civilizzazioni

GARGANO

Quando sbarcarono i Micenei

 Grottone Manaccora. Peschici

di TERESA MARIA RAUZINO

Al  XLII convegno internazionale di studi sulla Magna Grecia di Taranto il soprintendente per i Beni archeologici della Puglia, Giuseppe Andreassi, nella sua relazione sulle ricerche, gli scavi, le mostre archeologiche e i restauri che hanno caratterizzato dall�ottobre 2001 l�attivit� dell�ufficio da lui diretto, ha presentato fra le novit� i risultati del recente scavo effettuato dall�archeologa Anna Maria Tunzi al grottone di Manaccora a Peschici. Il sito, �autentico caposaldo italiano dell�et� del Bronzo�, si affaccia sullo splendido scenario naturale al lato nord della Baia situata a 6 km da Peschici, sulla litoranea per Vieste. Dagli anni Trenta, Ugo Rellini, Elise Baumgartel, e Romano Battaglia hanno legato il loro nome prestigioso a questo luogo archeologico di importanza internazionale. Negli anni Novanta, la ripresa delle indagini stratigrafiche � avvenuta ad opera della Tunzi.

A Peschici, gi� dal II millennio a.C., in uno spazio protetto dell�ampia cavit� del grottone di Ma-naccora, un ipogeo fu utilizzato come luogo di culto, con modalit� simili a quelle degli ipogei di Trinitapoli, nel Tavoliere. Folte comunit� di pastori e naviganti, circa 3 mila persone, si avvicendarono nell�occupazione della grotta, che fungeva per loro da comodo riparo. Lungo le sue pareti si aprono numerose cavit�, adoperate a scopo funerario. Ceramica ed armi sono state rinvenute nelle sepolture di un ricco ceto sociale, appartenente ai grandi produttori di metalli di cultura micenea e centroeuropea, approdati sulle coste garganiche durante il Bronzo recente (XII sec. a.C.). Fra essi, una vera e propria classe di artigiani lavorava, sul posto, i metalli, come � attestato da alcuni spilloni in bronzo, rinvenuti durante gli scavi del 1990. La presenza di pugnali, spade, monili ad occhiali (decorazioni di vestiti), presenti soltanto nel corredo di qualche sepoltura, ha fatto ipotizzare che esistessero marcate differenze sociali legate alla ricchezza e al potere esercitato dai singoli individui della comunit�. Sono stati rinvenuti anche svariati dolii, cio� dei vasi funerari che hanno assolto la funzione di tomba singola o doppia per bambini appena nati, e altri ancora sono serviti nei riti e nelle cerimonie funebri. Le attivit� legate alla tessitura e alla filatura sono documentate, rispettivamente,  dalla presenza di svariate museruole e pesi da telaio; la lavorazione del latte � attestata dal rinvenimento di specifici attrezzi, come i colini. Anche l�esistenza di una pratica metallurgica locale � comprovata dalla scoperta di una forma di fusione in arenaria.Le fogge sono simili a quelle diffuse in area padana durante il Bronzo recente. Secondo l�archeologa Grazia del Duca, ispettore onorario dei Beni culturali di Peschici, le attestazioni dei contatti del Gargano nord con l�area balcanica e centroeuropea, comprovate da vari reperti del Grottone, smentiscono, per questa area, lo stereotipo di zona periferica, lontana dalle principali vie di transito commerciale. Qui, infatti, i commercianti di ambra ed i metallurghi micenei trovarono porti naturali e comodi ripari, fondando veri e propri villaggi pre-protostorici. Come quello presente sulle punte rocciose di Manaccora, appena sopra la Grotta. 

 Tracce di palo del villaggio pre-protostorico di Punta Manaccora

L�incontro della popolazione indigena con quella esterna, nonostante l�introduzione di innovazioni culturali, non imped� la conservazione di taluni usi, quali la sepoltura collettiva in grotte naturali, risalente alla fine del Bronzo medio (XIV sec. a.C.), come si evince da confronto con l�ipogeo �a grotticella artificiale� scoperto a Trinitapoli. La stratigrafia archeologica del sito di Manaccora � complessa: nei livelli superiori contiene anche resti di ceramica di et� arcaica e classica, con decorazioni ioniche del VI secolo a.C. ed anfore da trasporto di tipologia italica di et� romana.I nuovi reperti, rinvenuti da Anna Maria Tunzi nella campagna di scavo ancora in corso, saranno visibili nel Parco archeologico che sorger� sul sito. Finanziato, con sinergico intervento, dal Parco nazionale del Gargano, dalla Regione Puglia e dal comune di Peschici, arricchir� la proposta culturale che la �perla del Gargano� offrir�, in un vicino futuro, ai numerosi turisti italiani e stranieri che la sceglieranno come meta preferita di vacanza. Intanto, � stato approntato, a cura degli enti citati e della Sovrintendenza di Bari, un sito web in italiano ed in Inglese interamente  dedicato al Grottone di Manaccora. Suggestivo il titolo ispirato dalla Tunzi: �Dentro la Roccia. Gli Dei, la Morte, la Vita�. Oltre al contributo scientifico dell�archeologa che ha dato il nome alla �signora delle ambre�, da segnalare l�interessante sezione didattica, curata da Teresa Marino e Loreta Soldano. Il percorso � riservato agli studenti under 14 i quali, guidati dai loro coetanei della scuola media �Libetta� di Peschici, si addentreranno nei segreti del virtuale sito archeologico. Con un piccolo quiz interattivo � di verifica. Occhio quindi all�indirizzo web, da inserire senz�altro tra i preferiti: � www.grottonemanaccora.com. Un dubbio finale: tutti i ricchi reperti, trovati dai grandi archeologi del passato, ritorneranno alla base? Gli elementi fittili, frammisti ad oggetti in metallo, quali spadini e coltelli, rinvenuti nelle missioni archeologiche degli anni Trenta, oggi sono soltanto in parte con-servati presso il Museo delle Origini di Roma e presso il Museo Nazionale di Taranto. Degli altri numerosi reperti non si conosce neppure la locazione. Speriamo che non si siano persi in qualche scantinato del Ministero dei Beni culturali�

LA CURIOSIT� / La selce, oro preistorico

Gli scavi effettuati da Anna Maria Tunzi Sisto al grottone Manaccora, hanno rilevato la presenza di manufatti di area egeo-anatolica. Popoli provenienti dal Libano, dalla Palestina, dall�Anatolia, sbarcarono dunque sul Gargano dopo aver solcato il Mediterraneo, navigando sottocosta con imbarcazioni di piccolo cabotaggio per non incorrere in eventuali tempeste. Quali furono le motivazioni che spinsero queste popolazioni provenienti dall�Egeo e dall�Oriente verso i lidi del Gargano Nord? Secondo l�archeologa Grazia del Duca, ispettore onorario ai Beni culturali di Peschici, si pu� tranquillamente avanzare l�ipotesi che la presenza di enormi giacimenti di selce sia stato il principale motivo d�attrazione che il Gargano Nord esercit� per i migranti del passato. Questi popoli ebbero l�esigenza di colonizzare le zone costiere del promontorio per sfruttarne le immense risorse litiche. Allora la produzione di utensili e armi avveniva attraverso la scheggiatura della selce e di altre pietre dure. Fu una delle operazioni tipiche della Preistoria, nella fase dell�Eneolitico. Un periodo che dur� un millennio: inizi� 3.000 anni e fin� 2.000 anni pri-ma della nascita di Cristo. poi inizi� l�et� dei metalli. Dunque pi� di quattromila anni fa a Peschici in localit� Valle Sbernia, sull�attuale rettilineo della Statale 89 Peschici-Vieste, era attiva una grande miniera/officina; alla Defensola, presso Vieste, vi era una delle pi� estese aree silicee di tutto il bacino mediterraneo. Si scavava, ha scoperto un�equipe dell�Universit� di Siena, in posizione supina, distesi per terra probabilmente con piccoli picconi con i quali si scheggiava la parete di selce al chiarore delle lucerne in pietra.

 

Questo articolo di TERESA MARIA RAUZINO � stato pubblicato a pagina 11 "Cultura" del  "Corriere del Mezzogiorno"  allegato pugliese del "Corriere della sera"  il  30 ottobre 2002.

 

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Fotogrammi ... dall'oasi di Rodi  |

 

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